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L’anziano come parte di una famiglia: cambiamenti e ruoli nelle relazioni tra le generazioni

Aggiornamento: 5 apr 2022


“Nella cultura dei giovani d’oggi è palese un maggiore allentamento dei legami con i valori del passato, la qual cosa rende più difficile immaginare cosa implichi il diventare adulti: mancano le radici per leggere meglio il presente e prepararsi a costruire il futuro. […] Pare che i giovani […] facciano parte a sé, svincolati dal tutto” (Luigi Pati, 2000)

Le tematiche dell’invecchiamento e del dialogo tra le generazioni spesso vengono trattate come problemi, sfide, questioni aperte a cui far fronte; senza dubbio possiamo sostenere che la situazione a livello mondiale è in continua evoluzione e che, secondo gli studi e le proiezioni demografiche, nell’arco di un secolo, dal 1950 al 2050, si passerà da una percentuale di over 60 dell’8% ad una del 22%, con distribuzioni differenti a seconda delle aree diversamente sviluppate. Cresce nel Paese l’attenzione al ruolo di cura delle famiglie nei confronti delle persone anziane, in considerazione del crescente numero di anziani e del maggior numero di anni che si vive da anziani e in condizioni di dipendenza/non autosufficienza parziale o totale. Nel 2016 si stimavano due milioni e mezzo di anziani parzialmente o totalmente non autosufficienti, di cui poco meno di 300mila ospitati in strutture residenziali (Rapporto Auser 2016). L’aumento della popolazione anziana si riflette quindi in un sempre più elevato numero di caregiver, stimati dall’ISTAT in 9 milioni di persone.


Anziani in condizioni di bisogno e caregiving familiare


Il termine caregiver indica chi presta cure e sostegno quotidiano di carattere psicologico, affettivo e fisico ad un individuo fragile. Rappresenta quindi la figura cardine sulla quale grava il peso dell’intero processo assistenziale, soprattutto nel caso in cui il proprio familiare venga colpito da patologie neurodegenerative che, per la loro pervasività, sono spesso definite “malattie familiari”, sottolineando dunque come tali patologie non colpiscano solo il malato, ma come trascinino con sé l’intero sistema familiare alterando gli equilibri di quest’ultimo. Nel medio-lungo periodo l’ingestibilità dei fattori in gioco diventa logorante e chi cura può arrivare a provare sentimenti di inefficacia, frustrazione, solitudine, che possono sfociare in manifestazioni di rabbia e sentimenti costanti di colpa, così come possono determinare la comparsa di sintomi depressivi. Il lavoro di cura e assistenza all’anziano, soprattutto se affetto da sindromi dementigene, si svolge su un terreno instabile e minato, nel quale ogni giorno compaiono nuove criticità e necessità alle quali far fronte. Il caregiver famigliare si trova quindi in difficoltà nell’affrontare sfide alle quali non è professionalmente preparato, spesso senza poter contare nemmeno su una rete di supporto che lo aiuti a leggere ed interpretare la nuova realtà nella quale si trova immerso. Attualmente la presa in carico dell’anziano avviene mediante la famiglia accudente (caregiving informale), che costituisce un contributo imprescindibile in termini di cura per questa popolazione, o mediante i caregiver formali, ossia figure che hanno seguito (o avrebbero dovuto seguire) un adeguato percorso di formazione attinente all’area medico-assistenziale, operano in maniera professionale e hanno un ruolo riconosciuto dalla società. ITINERA propone dei percorsi clinici e di formazione indirizzati proprio ai caregiver familiari e ai caregiver professionali, al fine di accompagnare questi ultimi nella difficile arte del prestare assistenza.



La famiglia come luogo di relazioni e di dialogo tra le generazioni tra passato e presente


La famiglia quindi è il luogo per eccellenza in cui l’anziano vive; non si tratta di un luogo fisico, è bensì l’insieme di relazioni che costruisce la famiglia, sia che l’anziano abiti o meno con coloro ai quali è legato da vincoli di sangue. Il problema non è quindi la convivenza poiché, sia i genitori anziani che i figli desiderano sempre più vivere separati, indipendenti; la questione risiede piuttosto nel tipo, nella frequenza e nel calore dei rapporti dell’anziano con la famiglia e nel riconoscere ciò che essi rappresentano. Quando le abitazioni non coincidono, gli anziani spesso rischiano di essere allontanati dalla stessa rete di relazioni. Gli anziani in famiglia spesso non vengono valorizzati come anello necessario nel dialogo intergenerazionale, soprattutto nel momento in cui i ruoli familiari si invertono e quando sono gli anziani ad aver bisogno di assistenza e diventano “oggetto” di cure. L’allungamento della vita media, con la possibilità per molti di raggiungere un’età avanzata in condizione di salute accettabili, permette che i rapporti degli anziani con la famiglia siano più ampi e prolungati nel tempo con maggiori opportunità e responsabilità.


Ma focalizziamoci nello specifico sulle attuali configurazioni di famiglia e in particolare sul dialogo intergenerazionale. Nelle famiglie attuali, dove e come si colloca l’invecchiamento e su quali rapporti si sostiene? In passato le persone anziane ricoprivano un ruolo molto importante per la trasmissione di valori e di modelli di comportamento. Nella società odierna manca la continuità delle relazioni intergenerazionali. Le persone anziane rischiano di non avere contatti regolari e stabili con gli altri componenti della famiglia, rimanendo isolati e in una posizione di marginalità rispetto al processo di educazione e trasmissione di culturale verso le generazioni più giovani. Un tempo, sulla base di un modello patriarcale che vedeva come attore principale il pater familias, l’anziano «guidava» con autorevolezza la sua famiglia ed era un punto di riferimento imprescindibile per l’intera società, in quanto, testimone e mentore della tradizione dei padri, radicato nella realtà e artefice principale dei legami tra le generazioni.


Tuttavia negli ultimi decenni le persone anziane sono state oggetto di un cambiamento significativo in termini di rapporti familiari: infatti il ruolo prototipico dell’anziano all’interno della famiglia contemporanea è quello di nonno e questo comporta l’instaurazione di nuovi rapporti con i propri nipoti e i propri figli, ormai divenuti adulti. La relazione nonno/a-nipote ha la funzione di rendere attuale una testimonianza del passato, che dà significato al presente. All’interno del contesto familiare il nonno, può assumere il ruolo di educatore principale, capace di coltivare e prendersi cura dei giovani ed essere modello di umanità e coerenza. Nella società odierna in tanti casi i nonni in piena salute sono una grande risorse per i propri figli e per i nipoti: sostituiscono la baby-sitter, accompagnano i nipoti a scuola o a fare sport, aiutano a fare i compiti e, sempre di più, danno il proprio sostegno pratico ed economico nei momenti di bisogno.


All’interno del nucleo familiare l’anziano deve essere aiutato a formarsi e a rimanere al passo coi tempi, a mantenersi capace di relazione con le nuove generazioni e ad avere una percezione il più possibile positiva dell’età che sta vivendo, superando in questo modo gli stereotipi negativi dei quali gli anziani sono spesso oggetto (e di cui abbiamo parlato in questo articolo). Poter compensare i ruoli perduti acquisendone dei nuovi e sviluppare la cultura, la curiosità per il sapere e gli interessi fa sì che la vecchiaia rimanga un’età intensa e attiva della vita. Il compito proprio dell’anziano è quello di agire pedagogicamente, di educare e condurre, coltivare e allevare i posteri, per tramandare e perpetuare il patrimonio di umanità che ci identifica, ci caratterizza e ci rende ciò che siamo. L’anziano – il nonno – può costituire una risorsa inestinguibile all’interno della famiglia per i giovani discendenti, un modello di umanità a cui ispirarsi e da cui prendere spunti e ispirazione. Nel microcosmo familiare e nell’ambiente sociale, l’anziano può educare e formare le nuove generazioni alle dimensioni più autentiche dell’esistenza e fare in modo che si realizzi, un originario legame intergenerazionale, strumento indispensabile di emancipazione e di umanità.

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