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“La depressione mascherata”. Come riconoscere e affrontare i sintomi depressivi in terza età.

«Non lo ricordo, non riesco a concentrarmi...mi starà venendo la demenza?»

« Non mi va di vedere i miei nipoti, non dovrei sentirmi così!»

«Ultimamente piango con facilità, anche senza motivo»

«Non voglio più uscire, non mi interessa»



L'invecchiamento è inevitabile, la depressione no!

Secondo i dati, in Italia, oltre il 10% degli anziani soffre di una forma marcata di depressione e addirittura il 40% manifesta sintomi di depressione lieve. La depressione negli anziani è dunque molto comune, ma questo non significa che debba essere considerata normale. Contrariamente agli stereotipi relativi alla terza età, la depressione non fa parte del processo fisiologico dell’invecchiamento, ma rientra in un quadro clinico ben preciso.



Perche la depressione nell’anziano viene così spesso trascurata?

Innanzitutto la depressione in età tardiva si manifesta diversamente rispetto al resto della popolazione. La maggior parte delle persone riconduce la depressione ad un vissuto di tristezza e umore basso. Nell’anziano invece è molto comune che questo tipo di sentimento sia assente, tant’è che si parla spesso di “depressione senza tristezza” o meglio ancora “depressione mascherata” proprio perché essa non è così evidente, ma si nasconde dietro altri sintomi che non risultano immediatamente collegabili ad un quadro clinico di depressione.

Quindi, mentre nel resto della popolazione i sintomi depressivi si manifestano principalmente con tristezza espressa e anedonia (ovvero con un’incapacità di provare una qualsiasi forma di piacere), nell’anziano il quadro è misto, con particolare manifestazioni di tipo cognitivo, emotivo e somatico. Qui sotto evidenziamo i sintomi prevalenti nell’anziano, elencati dal più frequente al meno frequente.

· Ridotta concentrazione, attenzione e memoria

· Dolori fisici e articolari, cefalee, palpitazioni e ansia

· Perdita di interesse verso attività che precedentemente venivano svolte con piacere

· Pensieri ricorrenti relativi al suicidio e alla morte

· Rallentamento/stanchezza

· Senso di colpa

· Scarsa motivazione

· Tristezza, malinconia, pianto

· Alterazione del carattere (instabilità, sospettosità, gelosia)

· Sonno disturbato (dormire troppo o troppo poco)

· Perdita o aumento dell’appetito

· Irritabilità/agitazione



Come mai nell’anziano la depressione è più comune?

Senza dubbio le persone anziane sono più esposte al rischio di depressione per diversi aspetti:

-aspetti biologici, ad esempio alterazione della funzione di alcuni neurotrasmettitori o alcune patologie cerebrali, come la Malattia di Parkinson;

-aspetti medici, come la presenza di patologie organiche o di dolore cronico oppure l’assunzione di taluni farmaci;

-aspetti psicosociali, quali l’isolamento sociale.


Importante e frequente in età anziana è infine il tema delle perdita, che può essere di natura affettivo-relazionale (come nel caso dei lutti) oppure legata alle autonomie (perdita delle capacità motorie, pensionamento con conseguente perdita dello status di lavoratore e di membro attivo della società) e/o alla necessità di trasferirsi (per andare a vivere con un figlio oppure in una struttura assistenziale, con conseguente perdita della propria casa e con essa di gran parte della propria storia personale e familiare).



Cosa devono sapere e cosa possono fare la persona e/o i suoi familiari?


- Innanzitutto essi devono tenere bene in mente che la depressione non è una parte normale dell'invecchiamento o una debolezza del carattere, ma è un problema di salute come qualsiasi altro e pertanto può essere trattato con successo rivolgendosi ad uno psicologo esperto in problematiche legate all’invecchiamento ed eventualmente ad un medico per valutare l’inizio di un trattamento farmacologico da combinare al supporto psicologico.


- Inoltre l’individuo e i suoi familiari dovrebbero sapere che la depressione, se trascurata, è associata a disabilità e ad un aumento del rischio di sviluppo di una demenza e addirittura di morte, oltre che all’isolamento, alla tendenza a non fare esercizio fisico, ad un’alimentazione poco adeguata e dunque ad una progressiva perdita delle proprie funzioni e della propria autonomia.


- È poi necessario essere consapevoli che l’anziano è di solito più riluttante a condividere il proprio stato psicologico con gli altri (anche con i familiari) e tende piuttosto a riportare la presenza di sintomi somatici. Raramente sentiremo un anziano lamentarsi di essere triste; egli piuttosto riferirà di sentirsi stanco, di aver perso l’appetito, di avere spesso mal di testa o alterazioni del sonno che non hanno una spiegazione su base organica.


- Allenare la mente attraverso la ginnastica mentale e dei percorsi cognitivi appositi è utile non solo per migliorare i processi cognitivi in sé, ma anche per affrontare in modo maggiormente efficace i problemi e le decisioni, diminuendo in questo modo il rischio di depressione. D’altra parte spesso i sintomi depressivi possono essere una conseguenza delle difficoltà cognitive dell’individuo, che perde motivazione e interessi e tende al ritiro anche come strategia di difesa per non affrontare situazioni che potrebbero mettere a dura propria le sue capacità cognitive.


- Frequentare gruppi di sostegno è uno dei modi più indicati per mettere in contatto gli anziani con problemi simili (depressione, scarsa motivazione, patologie mediche, lutto) e risulta molto utile per evitare l’isolamento sociale e fornire uno spazio sicuro per parlare.


- Infine è stato dimostrato il ruolo positivo del supporto sociale e dei legami affettivi come fattori di protezione che mettono al riparo l’anziano dal rischio di depressione. A tale proposito è importante sottolineare che non è incisiva la quantità delle persone attorno ad un anziano, quanto piuttosto la loro vicinanza emotiva e dunque la qualità dei rapporti sociali.


Rivolgiti agli psicologi di ITINERA per prenotare un primo colloquio psicologico, così da valutare insieme l’inizio di un ciclo di colloqui individuali di supporto o un eventuale inserimento in un gruppo di sostegno.

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